LUPUS ET AGNUS
Fedro ci ha dimostrato che non esiste momento storico né coartazione delle coscienze, capaci di togliere all’artista l’occasione per manifestare la propria libertà.
Nato in Macedonia e condotto schiavo a Roma, una volta affrancato, Fedro diede libero sfogo alle sue idee contro il potere politico, nascondendo la verità entro il significato allegorico delle sue favole, perfino quando fu stretto dalla triste persecuzione di Seiano, l’iniquo ministro di Tiberio.
Ricordare questo è utile, soprattutto ai nostri tempi, nei quali perfino un attore insignito di Oscar, come Roberto Benigni, ha dovuto imparare piano piano a non più benignare.
“Superior stabat lupus, longeque inferior agnus…”. Il lupo stava in alto, molto più giù c’era l’agnello…
E’ questo l’incipit dell’arcinota favola di Fedro. Partendo dal significato di questa favola, a nessuno può sfuggire come il lupo usi gridare di più, caricandosi di ragione anche quando ha torto sfacciato, sia per chiamare gli altri lupi a raccolta sia per spaurire i timidi agnelli. E non si permetta nessuno di mettere in dubbio la forza di persuasione del lupo che, se nel passato s’accontentava di latrare, oggi ha più suggestivi mezzi per farsi ascoltare.
“Sei tu, lurido magistrato, che hai inquinato il sereno ambiente in cui la gente viveva tranquilla ed impunita…!”
“Ma io veramente ho cercato solo di fare il mio dovere…”
“Dovere!? Ma tu da chi sei stato eletto per fare questo?”
Chiedo perdono alla mia città, chiedo perdono all’intera provincia se mi occupo, in tempo d’elezioni, di favole ed ordinaria prepotenza. Ma io voglio resistere alla voglia, che mi prende ad ogni elezione, d’invitare i cittadini a non fidarsi dei politici e dei loro falsi sorrisi. Chiudete gli occhi, questa volta, e giunti in cabina non pensate ai sorrisi, né ai candidati da votare. Solo rimandatevi a mente la bella favola di Fedro: “Superior stabat lupus, longeque inferior agnus…”.